Inaugurata in occasione dell'iniziativa nazionale «Domenica di Carta» con l'apertura straordinaria della Biblioteca del 5 ottobre,la Marucelliana ha presentato una piccola ma suggestiva scelta di opere dei maggiori rappresentanti dell'Ermetismo fiorentino
Piero Bigongiari, Mario Luzi, Alessandro Parronchi nel centenario della loro nascita.
Fino al 19 ottobre, sono rimasti esposti libri del ricco patrimonio della Biblioteca
accompagnati da pannelli illustrativi con immagini e poesie.
1914-2014. Da Campana agli ermetici
di
Sofia D'Andrea
In occasione del centenario della nascita di Mario Luzi, Alessandro Parronchi e Piero Bigongiari, la Biblioteca Marucelliana espone le opere dei tre autori il cui esordio poetico avviene nella Firenze di "Frontespizio" e di "Campo di Marte", nel breve giro d'anni che va dal 1935 al 1942 (Mario Luzi,
La barca, Modena, Guanda, 1935; Alessandro Parronchi
I giorni sensibili, Firenze, Vallecchi, 1941 e Piero Bigongiari,
La figlia di Babilonia, Firenze, Parenti, 1942): una stagione che conosce la fioritura di quella che, storiograficamente, è stata definita "cultura ermetica" (Bo, Gatto, Bilenchi, Traverso). Una stagione e un'idea di letteratura: "Rifiutiamo una letteratura - scriveva Carlo Bo nel 1938- come illustrazione di consuetudine e di costumi comuni, aggiogati al tempo, quando sappiamo che è una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza".
È una conoscenza che procede per cifre e barlumi, una poesia, quella di Luzi, Bigongiari e Parronchi, dal sapiente preziosismo formale che recupera e prosegue la linea orfica della lirica moderna.
Il centenario della nascita dei tre poeti, traduttori e critici si sovrappone ad un altro centenario, quello della pubblicazione dei
Canti Orfici di Dino Campana: in mostra una copia dell'edizione Ravagli, stampata a Marradi grazie ad una sottoscrizione degli amici, opera scaturita dalla faticosa rielaborazione dell'autografo
Il più lungo giorno, consegnato dall'autore a Papini nell'inverno del 1913 e da questi a Soffici. Manoscritto perduto, di cui Campana esigeva minacciosamente la restituzione, oggi conservato presso la Biblioteca Marucelliana e interamente digitalizzato, il cui ritrovamento fu annunciato da Mario Luzi dalle colonne del "Corriere della Sera" nel giugno 1971 e presentato come "uno degli incunaboli più preziosi della nostra poesia moderna".
Mario Luzi, già nel 1962 in
Campana precursore, aveva dichiarato il debito verso l'opera campaniana, considerata "alle origini della nuova poesia italiana. Una poesia d'immagini ansiose, trafelate, fissate con il cuore in gola, eppure straordinariamente nette e lucenti".
L'eco campaniana, per quanto labile possa apparire, si può rintracciare in quella "allegria" o "tentazione orfica della mia generazione" di cui scriveva Bigongiari nell'
Autoritratto poetico del 1959, "cioè la lotta che io, e almeno il mio primo amico e contubernale della giovinezza - Mario Luzi - sentimmo di dover combattere per estrarre lentamente, quasi sottrarre, dalla spiegazione orfica della terra la memoria storica dell'uomo".
Anche in Parronchi, poeta e critico d'arte, ritroviamo quell'esperienza coloristico-musicale in cui l'attraversamento di Campana diviene un movimento che "è quello di annotazioni ininterrotte, appena inserite in un disegno inarcato ma fermo, atte a dare il senso di sospensione e di incubo del sogno", in un comune "ricorrere alle arti figurative come fonte di suggestione".
Insieme alle carte e ai libri dei poeti, la Biblioteca espone le immagini e i testi, nella prima redazione a stampa.