Biblioteca Marucelliana
Gentiluomo sotto una loggia
DIS. D 66
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Mostra
Stefano della Bella (1610-1664)
Disegni della Biblioteca Marucelliana di Firenze
16 dicembre 2010 - 16 marzo 2011
Orario:
lunedì-venerdì: 8.30-18.30
sabato: 8.30-12.30
chiusa i festivi
All'inaugurazione sono intervenuti
Matteo Renzi
Sindaco di Firenze
Marzia Faietti
Direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
Simonetta Prosperi Valenti
Università di Roma III
Nel quarto centenario della nascita di Stefano della Bella, uno dei più grandi incisori e disegnatori del Seicento europeo e certamente il maggiore fra i fiorentini, la Marucelliana di Firenze ha voluto ricordarne la personalità e l'opera presentando una cinquantina di suoi disegni appartenenti alla collezione grafica della Biblioteca.
Ciò è sembrato opportuno non solo per celebrare un centenario, del quale nessuna istituzione italiana o straniera pare essersi ricordata, ma soprattutto per far conoscere bei fogli finora poco noti o addirittura inediti e dare un primo resoconto dell'intero nucleo dei disegni marucelliani attribuiti ab antiquo a della Bella, circa centottanta, di cui un centinaio autografi: un nucleo importante per quantità e qualità, il terzo in Italia dopo quello ricchissimo (circa seicento pezzi) del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, ancora noto solo in parte, e quello più ridotto dell'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (centoquaranta fogli), cui fu dedicata una mostra nell'ormai lontano 1976.
Stefano della Bella, o Stefanino come veniva chiamato fin da ragazzo "per l'avvenenza del suo trattare", nacque a Firenze nel "popolo" di Sant'Ambrogio il 18 maggio 1610 e in quel "popolo" ebbe casa e studio, in via di Mezzo, e vi morì il 23 luglio 1664, sepolto nella chiesa omonima. Ma all'interno di questa parabola il Della Bella, sempre patrocinato dalla famiglia granducale, ebbe incontri di lavoro assai variegati e una cultura di tipo internazionale.
La sua fu una famiglia di artisti: il padre era scultore nella bottega di Giambologna, i fratelli furono uno pittore, uno scultore e uno orafo, ancorché di poca fama, e fu tenuto a battesimo da Pietro Tacca, il geniale scultore. Rimasto presto orfano e posto a bottega di vari artigiani e poi dei pittori, Stefanino si impratichì degli strumenti orafi, utili alla sua futura attività di incisore, e del disegno, nel quale mostrò subito una grande passione e abilità; iniziò a studiare sui fogli le opere di altri artisti, in particolare le incisioni di Callot e dei fiorentini coevi, e di incisori nordici più antichi. Copiò e meditò il Trattato della Pittura di Leonardo e iniziò puntigliosamente a studiare e disegnare dal vero, riprendendo scene di vita contemporanea, di feste e di spettacoli. Una passione che gli durò tutta la vita, sia in patria, sia nel lungo soggiorno di studio a Roma fra il 1633 e il '36, quando scoprì accanto all'antichità e alle sue rovine le moderne sperimentazioni dell'incipiente barocco e del pittoresco paesaggismo olandese e francese. Dopo un breve rientro a Firenze con un fruttuoso inserimento nel mondo dello spettacolo si trasferì nel 1640 a Parigi, dove rimase per un decennio lavorando intensamente per celebri stampatori e per la corte del futuro Re Sole. In quello stesso periodo compì un viaggio in Oriente e uno in Olanda (ma già ben conosceva le incisioni di Rembrandt) ed ebbe grande fama, come testimonia nel 1644 il residente toscano a Parigi che scriveva al segretario del granduca: "con l'essersi acquistato qua concetto di huomo insigne nel suo mestiero, acquista anche danari in quantità".
Tornato a Firenze in seguito agli episodi anti italiani della Fronda, ebbe rinnovati contatti con la cultura romana ma operò sempre in patria quale incisore e disegnatore con qualche incursione in campo pittorico, su commissioni della corte e anche di nobili, letterati, eruditi e scenografi.
I temi delle sue incisioni (più di un migliaio di lastre) e dei suoi disegni (circa 2500, quelli noti rimastici, sparsi in collezioni pubbliche, come il Louvre e la Kunsthalle di Amburgo, e mercati di tutto il mondo) sono molteplici: figure, nelle più varie attività e fogge - a passeggio, in corteo, in battaglia, a caccia o al lavoro, italiani, olandesi, polacchi, orientali - , animali, paesaggi, fregi e cartelle ornamentali, oggetti d'uso - spade e bicchieri, alambicchi e centri tavola - , costumi teatrali, allegorie, esempi didattici. Ristrette invece le scelte tecniche: per le stampe l'acquaforte pura, per i disegni la penna e la matita nera, poco la matita rossa, pittoriche acquerellature d'inchiostro bruno o grigio, carta bianca, raramente tinteggiata o pergamena. I tipi dei disegni sono variati, dai piccoli schizzi quasi schematici ai pensieri più volte replicati, agli studi più rifiniti, fatti per mero esercizio o in preparazione alle incisioni, di propria invenzione o di copia da opere altrui, ma sempre di impronta inconfondibilmente personale.
La collezione della Marucelliana e pertanto la scelta che ne presentiamo, offre una buona gamma di tali tipologie, che abbiamo voluto esemplificare al massimo possibile, anche se taluni fogli risultano di difficile lettura, a causa delle ridotte dimensioni (alcuni sono meri frammenti) o per la forte consunzione del segno. Nell'esposizione abbiamo cercato di sottolineare la varietà tematica dei disegni, piuttosto che un peraltro difficilmente documentabile sviluppo cronologico. Ogni vetrina contiene perciò esempi dei soggetti privilegiati dall'artista (mancano purtroppo in collezione gli studi di ornato e di animali): 1, figure singole per scene di vita cittadina o campestre; 2, figure e gruppi per temi allegorici (gli inediti filosofi per il frontespizio de Dialogo di Galileo e le simbologie della morte); 3, vedute di mare, fra cui una rara matita rossa; 4, figure in lotta o per cacce o per battaglie; 5, studi, di una tipologia sommaria piuttosto rara, per scene dell'Antico e del Nuovo Testamento; 6, paesaggi; 7, vedute dal vero, di antichità romane e di campagna toscana; 8, progetti scenografici. Nella teca centrale i temi sono più intersecati: esercitazioni didattiche; due frammenti di studi per frontespizi, uno con il relativo libretto; uno schizzo per un eccezionale piccolo dipinto, che abbiamo avuto possibilità di esporre; un Sant'Antonio, due studi legati a un San Giovannino (con una lunga scritta autografa) e a una Fuga in Egitto; un raro episodio storico e un curioso studio per centro tavola o gioco popolaresco.
A complemento dei disegni abbiamo pensato opportuno presentare anche alcuni esempi di acqueforti legate più o meno direttamente ai temi trattati, ma fuori catalogo e fuori dell'esposizione vera e propria, sia per esemplificare i rapporti che legano in modo variato e ricorrente i disegni alle stampe, sia per dare un saggio della ricca raccolta delle incisioni di Stefanino nella Biblioteca. Questa del resto fino alla metà del secolo scorso era nota proprio per tale aspetto del suo patrimonio grafico, piuttosto che per i disegni, secondo quella che era stata la preferenza e la precisa disposizione del suo fondatore Francesco di Ruberto Marucelli nel 1783.
La mostra è diretta da Silvia Castelli, che ha anche curato le trascrizioni delle scritte antiche. L'allestimento ed il restauro è opera di Gianna Renzi. Il catalogo, scritto da Anna Forlani Tempesti, per l'introduzione, e da Riccardo Spinelli, per le schede e la redazione, con la collaborazione di Lorenza Melli per la trascrizione dell'antico inventario, vuole essere non solo una guida per i visitatori della mostra ma anche uno strumento di lavoro per studi futuri. Esce per i tipi della casa editrice Nicomp ed é pubblicato con il generoso contributo di Pandora Old Masters.
La mostra è patrocinata dal Comune di Firenze.
I link del menu sono attivabili mediante apposite scorciatoie da tastiera.
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