Sezione 8
RAFFAELLO E LA LEZIONE ANATOMICA MICHELANGIOLESCA
Trasferitosi nel 1504 a Firenze indotto anche dal desiderio di accostarsi al magistero di Michelangelo e di Leonardo, Raffaello dovette ben presto misurarsi con le esperienze medico-anatomiche condotte dai due maestri secondo indirizzi diversi: se infatti le dissezioni di Leonardo perseguivano finalità scientifiche proprie a un moderno fisiologo, le indagini autoptiche di Michelangelo erano declinate sulla ricerca di modalità di corretta restituzione anatomica del corpo umano. Un percorso di accostamento al caprese rimasto secondo Vasari tuttavia incompiuto. Scrive infatti l'aretino nell'edizione giuntina delle Vite: "[…] conoscendo nondimeno che non poteva in questa parte arrivare alla perfezzione di Michelagnolo, [Raffaello] come uomo di grandissimo giudizio, considerò che la pittura non consiste solamente in fare uomini nudi". A smentire la prima parte del giudizio vasariano, oltre allo studio anatomico del Cristo morto qui esposto, possono paradigmaticamente concorrere le incisioni di Agostino Veneziano presentate in mostra in questa sezione. Emblematico, in tale senso, il loro riferimento a invenzioni raffaellesche proposto da Pasquale Nerino Ferri sulla scia di Adam Bartsch nel catalogo manoscritto delle stampe marucelliane; ma, ancora più significativa, proprio per questo, la successiva lettura dell'Alfiere in direzione michelangiolesca.
Opere esposte
